Il cancro al collo dell’utero ha una elevata diffusione tra le donne: è al secondo posto nel mondo, preceduto solo dal tumore al seno.
E’ causato dal papilloma virus o Hpv. L’Hpv è un virus a trasmissione sessuale, che, a lungo andare, può provocare lesioni nel tessuto del collo dell’utero. Queste lesioni “possono evolvere in cancro”.
Fattori concomitanti
Il cancro al collo dell’utero si sviluppa esclusivamente in presenza dell’infezione da papilloma virus. Esistono tuttavia alcuni fattori che possono contribuire al manifestarsi della malattia. Essi sono: “il fumo di sigaretta, le abitudini sessuali, la presenza in famiglia di parenti stretti con questo tumore,una dieta povera di frutta e verdura, l’obesità”.
Il Pap-test: per una precoce diagnosi del cancro al collo dell’utero
Le donne tra i 25 e i 64 anni devono effettuare ogni tre anni il Pap-test, un test di screening che consente di individuare la presenza di questo tumore.
Si tratta di prelevare “una piccola quantità di cellule dal collo dell’utero”, che verrà poi analizzata al microscopio per verificare la presenza o l’assenza di alterazioni.
Se il risultato è positivo, la donna deve eseguire una colposcopia, eventualmente seguita da una biopsia.
Un nuovo test di screening
Si prevede l’integrazione del Pap-test con un altro test di screening.
In un primo momento, dopo il prelievo di cellule dal collo dell’utero, si valuterà la presenza dell’infezione dell’Hpv ad alto rischio. Infatti esistono diverse tipologie di papilloma virus; i virus Hpv 16 e Hpv 18 sono i più aggressivi.
In caso di risultato positivo, la donna eseguirà un Pap-test. Se anche questo risulterà positivo, verrà eseguita una colposcopia.
Questo nuovo test di screening si può effettuare dai 30 anni in poi e andrebbe ripetuto ogni cinque anni. Tra i 25 e i 35 anni è sufficiente eseguire il Pap-test ogni tre anni.
A che giova la prevenzione del collo dell’utero?
L’individuazione di lesioni “a uno stadio di sviluppo molto precoce” consente di impedire la formazione del tumore.
Infatti le lesioni di gravità intermedia possono essere rimosse “con piccoli interventi chirurgici, eseguiti in ambulatorio e in anestesia locale”.
Grazie allo screening e alla tempestività del trattamento in Italia l’incidenza del cancro al collo dell’utero si è ridotta di quasi il 25 %.