Chi viaggia in Salento già lo conosce, e chi dovesse decidere di passare anche un breve periodo nel tacco d’Italia lo conoscerà. Di cosa parlo? Ebbene, mi riferisco al rustico leccese, una specialità gastronomica salata tipica del basso salento.
Insieme al pasticciotto, delizioso dolce ovale di pasta frolla ripieno di crema pasticcera, è uno dei simboli della gastronomia salentina. Si tratta di un cibo che oggi viene catalogato come street food, per le sue dimensioni e per la semplicità dei suoi ingredienti.
I suoi ingredienti e la ricetta
Gli ingredienti del rustico leccese sono fondamentalmente tre: la pasta sfoglia, la besciamella, il pomodoro; a questi spesso sia aggiunge il fior di latte. Ma cosa è in sostanza questo snack? Esso è costituito da due dischi di pasta sfoglia, che hanno come ripieno besciamella, salsa di pomodoro e fior di latte tagliato a cubetti; come spezie l’immancabile sale, il pepe e, talvolta, la noce moscata. Poi non resta altro che infornare il tutto!
Si tratta dunque di una ricetta semplice, ma gustosa, adatta a essere consumata anche se si sta in giro!
Quando nasce il rustico leccese?
Non esiste una documentazione scritta che certifichi la nascita del rustico leccese, tuttavia è sicuro che la paternità di questo piatto appartenga al basso Salento. Questo per diverse ragioni, legate alla storia individuale degli ingredienti utilizzati per la sua preparazione e agli strumenti necessari alla sua cottura. Si ritiene infatti che le sue origini risalgano alla fine dell’Ottocento.
In primo luogo perché l’invenzione di forni a gas, necessari per la cottura delicata del rustico, risale al 1856; in secondo luogo perché l’invenzione del sugo di pomodoro si colloca a metà Ottocento. Il pomodoro infatti fino al 1762 era considerato velenoso, cioè fino a che Lazzaro Spallanzani non dimostrò che il pomodoro cotto diviene perfettamente commestibile; dall’inizio dell’Ottocento cominciano a diffondersi le diverse modalità di cottura.