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Tumori: come erano visti scientificamente nel 1900

Tumori: come erano affrontati dai medici del 1900?

La mortalità conseguente al cancro si riteneva dovuta ad un’epidemia antichissima ed universalmente diffusa.

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Attenzione!

Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate.

I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico


Media statistica della mortalità a causa di tumori maligni dal 1887 al 1899 per 10.000 (diecimila) abitanti  fu:


  • in Italia: 4,60
  • Inghilterra: 7,6
  • Germania: 9
  • Olanda: 9
  • Francia: 9,8
  • Austria: 10
  • Svizzera: 12,7

Solo nel 1888 per 100.000 abitanti ne morirono di cancro
  • Prussia 4,0
  • Irlanda 4,2
  • Italia 4,3
  • Austria 5,0
  • Inghilterra 6,0
  • Scozia 6,0
  • Olanda 6,9.

La statistica relativa al solo anno 1888 mostra un’enorme differenza di mortalità registrata a causa del cancro.

Leggere queste basse percentuali di mortalità, nel 1900, è sconvolgente!

Ancora di più considerando che le reputavano come una “epidemia”!

Nel 2016 la frequenza dei decessi causati dai tumori è in media ogni anno di circa 3,5 ogni 1000 residenti uomini e circa 2,5 ogni 1000 donne (fonte AIRC)

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l’Italia è delle meno colpite nazioni d’Europa.

Dal 1898 al 1903 era salita in  tutta Europa. Perciò si è dato da varie parti l’allarme per l’aumento di questa epidemia. 

Dal 1887 in poi anche da noi si è verificato quest’aumento progressivo, e non in relazione col solo accrescimento della popolazione.

Da 12,631 morti per cancro nel 1887, siamo saliti a più che 17,000 negli ultimi anni, e da una media di 427 morti per 1 milione di abitanti nel triennio 1887-89, siamo arrivati a 530 nel triennio 1901-03.


Cosa accade oggi:

In Italia sono state 176.000 le vittime del cancro (2013) contro le 17.000 del 1901.

Definirla una epidemia non era tanto sbagliato

In Italia i registri tumori sono strutture impegnate nella raccolta di informazioni sui malati di cancro residenti in un determinato territorio. Informazioni dettagliate su attività e diffusione dei registri in Italia sono consultabili sul sito dell’Associazione italiana registri tumori.

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Nel 1900 la mortalità, compresi i tumori operabili, è di 1:40-1:10 

La lunga durata della malattia, la mortalità elevatissima, cospirano per far si che i danni economici siano molto elevati.

L’eziologia è ancora oscura. Per rintracciarla si sono fondate Società, si sono proposti premi, si sono impiantati istituti speciali.

Bisogna distinguere i granulomi infettivi (linfomi maligni) dalle neoplasie maligne (cancro e sarcoma).

Per queste ultime se noi pensiamo al decorso clinico, al loro principiare in un punto e alle loro metastasi, alla cachessia sproporzionata all’estensione del focolaio, al contagio possibile, alla predilezione per talune parti del corpo, al recidivare certe volte dopo anni di quiete, ci sentiamo spinti verso la teoria parassitaria.

Questa venne ultimamente concretata dal Sanfelice nel senso che certi blastomiceti produrrebbero speciali tossine capaci di agire specificamente sulle cellule, destandone cioè la neoplasia e così potendosi trapiantare a distanza, e fino a un certo limite anche da animale ad animale suscettibile.

Così la teoria parassitaria si concilierebbe con la teoria cellulare germinativa.


La sorgente d’infezione dovrebbe essere l’uomo malato

Il fatto, però, che tumori maligni, istologicamente e clinicamente simili a quelli dell’uomo, si riscontrano anche nei cani, nei bovini ed equini e il fatto che si possano sperimentalmente riprodurre nei gatti e nei sorci fan nascere il dubbio che la sorgente dell’infezione possa essere fuori dall’uomo.

Come la sorgente dell’infezione si elimini dall’uomo o dagli animali colpiti, non lo sappiamo ancora. E’ da notare che la teoria contagiosa del cancro fu in altri tempi accolta dai medici e dalle leggi di polizia sanitaria.

Nel 1875 in Germania il cancro era considerato come una malattia contagiosa e perciò si obbligava la distruzione dei panni e degli effetti dei rispettivi malati. Alcuni temono perfino i secreti e gli escreti dei carcinomatosi. E’ stato discusso anche se possono essere sorgente d’infezione i tumori delle piante, ma pare che non risulti.

Circa la possibile vita degli eventuali germi del cancro nell’ambiente, si sono fatte solo delle ipotesi e fra queste un fondamento di analogia l’ha quella del Noel. Il quale nei tumori delle radici della brassica rapae (vol. I, Protozoologia) ha voluto vedere un esempio del modo di vivere dei germi dei tumori fuori dagli animali.

Il tessuto canceroso per 5 minuti a 47° e per pochi minuti a – 20° perde la sua infettività verso i topi.

Sui veicoli del cancro non possiamo fare che delle ipotesi. Certe volte il contagio è diretto, per esempio fra parenti o fra coniugi.

Ma nel maggior numero dei casi deve essere indiretto, per quali veicoli non lo sappiamo.


Le statistiche inglesi proverebbero che un’alta percentuale di cancerosi colpirebbe individui esclusivamente vegetariani, contrariamente a quanto aveva sostenuto il Paget, cioè che il cancro fosse in rapporto al consumo di carne, in specie di suino.

Altri incolpano gli insetti del trasporto dei tumori, non solo da pianta a pianta, ma anche da uomo a uomo. Alcuni autori francesi ritengono che anche l’acqua possa essere veicolo del cancro.


Il cancro della pelle è quasi completamente limitato alla faccia e alle mani, mentre nelle parti coperte è molto raro.

Il contagio locale, per es. da un labbro all’ altro, è conosciuto da secoli.

Però l’inoculazione del cancro dell’uomo agli animali non è riuscita. Anche l’inoculazione da animale ad animale non riesce che nei cani, gatti e sorci.

Fra le cause di predisposizione organica abbiamo l’eredità: non sappiamo però se sia ereditaria la trasmissione dei germi, ovvero la predisposizione dei tessuti nel dominio della biologia cellulare.

Si ritiene pure che l’età media ne sia più colpita, ma nessun’età ne viene esclusa, l’epitelioma preferendo le età più avanzate e viceversa il sarcoma.

Il sesso più colpito è quello femminile, a causa delle frequenti localizzazioni uterine.

Le malattie costituzionali non si sa se predispongano oppure no. Certo la malaria non esclude affatto il cancro, come si era immaginato. Fra tubercolosi e cancro i rapporti non sono ancora ben definiti.

Alcune infiammazioni croniche viscerali predisporrebbero, se pure non ne sarebbero addirittura le cause; i liquori, ad esempio, predisporrebbero al cancro dello stomaco. I traumi predispongono talvolta ai cancri, per esempio, al cancro delle labbra nei fumatori con la pipa.


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Recenti prove dimostrerebbero la possibile immunizzazione di alcuni animali (topi) contro le inoculazioni sperimentali di tumori. Qualche fatto lascerebbe credere a una predisposizione locale.

Il Behla, esercitando in uno stesso luogo, a Luckau, per 25 anni, ha potuto seguire la storia localistica dei cancri, e ha descritto un sobborgo dove l’epidemia era molto diffusa, mentre il sobborgo opposto e l’intiera città non ne presentarono che ben pochi casi. Si sono descritte anche endemie di cancro in certe vie, nonché case cancerose ed epidemie famigliari.

Da noi il cancro è più frequente in Toscana ed Emilia con 8 morti per 10,000; vengono poi le provincie del Nord con 5-6, e in ultimo le Provincie del Sud e le isole con 2-3, sempre per 10,000. In Francia alcune regioni, come la Normandia, ne sono più colpite.  Pare che le città siano più infestate che le campagne, in ragione della densità della popolazione.

Queste ricerche localistiche sul cancro dovrebbero, però, essere continuate da quei medici condotti che esercitano da anni ed anni in uno stesso luogo, e possono, perciò, ricostruire la storia di questa epidemia.

Un’eccezione alla regola generale presentano o no i tumori maligni, in relazione con le cause sociali predisponenti o immunizzanti verso le epidemie?

Secondo alcuni sarebbero facilitati da certe abitudini di lusso e quindi si manifesterebbero di preferenza nelle classi agiate.

Secondo altri i cancri della pelle, e in iàpecie del viso, sono compagni del sudiciume, tanto che si avrebbero esclusivamente o quasi in chi per lavarsi non usa mai del sapone.

Disgraziatamente essendo così all’oscuro la causa e l’epidemiologia  di così terribile morbo, non possiamo dare nessuna indicazione profilattica precisa.


deodoranti e cancro al seno


Usare un deodorante può aumentare il rischio di ammalarsi di cancro del seno?

http://www.airc.it/ NO, non esistono studi che dimostrino una relazione tra l'uso del deodorante e il rischio di ammalarsi, così come non esistono prove a carico di alcuno degli ingredienti più comunemente usati.

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Martina Lo Re

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sara grimaldi

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