
Yara Gambirasio
L’ultima udienza del processo d’appello contro Massimo Bossetti, per l’omicidio di Yara Gambirasio, è stata un far west. I legali di difesa e parte civile si sono letteralmente scontrati sulla discussione che riguardava la foto satellitare, presentata dagli avvocati dell’imputato. Gli avvocati difensori, sostengono che il corpo della ragazzina, sarebbe stato portato nel campo del ritrovamento in un secondo momento e la foto satellitare testimonierebbe la loro tesi. L’avvocato Andrea Pezzotta, legale della famiglia Gambirasio, ha affermato che quella foto è un tarocco, riservandosi di presentare un esposto.
La spiegazione del settimanale ‘Giallo’
La redazione del settimanale di cronaca “Giallo” ha esaminato la fotografia ed ha cercato di capire cosa realmente si vede nell’immagine. La giornalista Albina Perri, ha lavorato sulla foto apportando alcune tecniche di contrasto, con il programma ‘Photoshop‘. Analizzando il punto esatto dove è stato ritrovato il corpo di Yara Gambirasio, ha notato evidenti punti scuri, che analizzati attentamente, potrebbero essere il cadavere della ragazzina. La giornalista ha messo in evidenza che la tesi della difesa, non è riscontrabile da quella immagine e per questa ragione non può essere considerata una prova.

La foto satellitare presentata dalla difesa
Come si nota dall’immagine, la posizione del corpo di Yara Gambirasio, è cerchiato in rosso ed all’interno si possono notare chiaramente i punti neri, evidenziati dal settimanale. In aula si è creata aria pesante tra accusa e difesa a causa di quell’immagine. Le motivazioni della sentenza parlavano chiaro: il corpo della giovane ginnasta, era presente in quel campo sin dal momento dell’omicidio. I legali dell’imputato invece stanno cercando di smontare questa teoria, perché secondo loro il piccolo corpo è stato portato nel punto del ritrovamento in un secondo momento.
Il riesame del DNA
Un’altra richiesta della difesa, è il riesame del DNA. La traccia genetica che è la prova regina a favore dell’accusa, non appartiene a Massimo Bossetti, almeno secondo quanto dichiarato dall’avvocato Salvagni. In primo grado tale richiesta era già stata respinta dai giudici. Oggi la difesa ripete la stessa richiesta anche per volontà dello stesso Massimo Bossetti, il quale ha sempre dichiarato che quel DNA ritrovato sugli indumenti di Yara Gambirasio, non gli appartiene.