Entro la fine di quest’anno l’esecutivo deve decidere se innalzare l’età anagrafica per le pensioni a 67 anni, oppure evitare tale provvedimento. Secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore, l’Inps avrebbe calcolato che un eventuale rinvio dell’innalzamento anagrafico, comporterebbe una perdita per il bilancio dello Stato pari a 1,2 miliardi di euro. I sindacati sono sul piede di guerra, per evitare l’innalzamento e quindi incentivare il congelamento della misura previdenziale. Sacconi e Damiano stanno spingendo per stoppare l’adeguamento all’aspettativa di vita. Secondo loro non è ipotizzabile un ulteriore innalzamento dell’età pensionabile, considerando che ad oggi, le leggi italiane, sono le più penalizzanti d’Europa.

Pensioni anticipate
Innalzamento e scenari demografici
Sulla base dei dati Istat relativi agli scenari demografici, nel mese di gennaio 2019 l’età pensionabile salirebbe dagli attuali 66 anni e 7 mesi a 67 anni. Nel 2021 si innalzerebbe ancora fino a 67 anni e tre mesi e fino a 68 anni ed un mese nel 2031. Infine si arriverebbe al 2051 con un’età anagrafica non inferiore a 69 anni e 9 mesi. Questo significa che i trentenni di oggi, andrebbero in pensione alla veneranda età di 70 anni. La Ragioneria Generale dello Stato ha stilato un recente rapporto con il quale segnala i dati dell’innalzamento. Tale variazione è dovuta all’impatto della generazione del baby boom.
L’influenza sul peso del Pil della spesa
Il rapporto tra la spesa pensionistica ed il Pil (prodotto interno lordo), è atteso a decrescere sino al 15,5% sino al 2019. Poi successivamente sino ad arrivare al 16,3% nel 2044, poi riscenderà al 15,6% nel 2050 con decelerazione costante fino al 2070. Gli ex ministri Damiano (PD) e Sacconi (Epi), che attualmente sono presidenti delle Commissioni lavoro di Camera e Senato, hanno chiesto di bloccare il meccanismo. In pratica i vari adeguamenti previsti, comporterebbero serie difficoltà in futuro ai giovani di oggi. Le pensioni ormai sono diventate l’argomento principale dell’economia italiana, perché sul sistema previdenziale è legato il debito pubblico nazionale.

Prodotto Interno Lordo
Gli immigrati e le pensioni
Negli ultimi giorni, il presidente dell’Inps Boeri, aveva sollevato un grosso polverone sull’argomento legato all’immigrazione. Il presidente dell’Istituto di previdenza, aveva affermato che se blocchiamo l’arrivo dei profughi in Italia, danneggeremo notevolmente le coperture pensionistiche del nostro sistema previdenziale. Le polemiche a riguardo non sono mancate, perché non si riesce a capire in che modo gli immigrati, possano migliorare la nostra posizione sulle pensioni. L’assenza di lavoro per i giovani italiani, con molta probabilità peggiorerebbe in quanto avremo molte più unità da impiegare, innalzando la percentuale di disoccupazione.

Presidente Inps Boeri
La decisione entro l’anno
La decisione di innalzare l’età anagrafica pensionabile, deve essere assunta dal Governo entro la fine del 2017. Tale provvedimento però avrebbe i suoi effetti nel 2019. Il meccanismo comunque sarà eventualmente previsto nella prossima legge di bilancio. La conseguenza di un eventuale blocco dell’innalzamento, potrebbe andare contro le promesse economiche fatte all’Unione Europea. Bruxelles infatti, aveva chiesto al ministro dell’Economia alcuni aggiustamenti, in modo tale da sanare i conti del belpaese. Un sacrificio di 1,2 miliardi, potrebbe essere troppo esagerato e conseguentemente non ratificato dalla Ue. Il risultato di tutto questo sarà sicuramente una legge di bilancio di lacrime e sangue nei confronti dei cittadini italiani, tanto per cambiare.