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[Storie di migranti] Salife, picchiato dopo la visita del Papa

Era domenica 16 settembre, ed il Santo Padre aveva fatto visita a Piazza Armerina, in provincia di Enna, proprio quella mattinata. Un viaggio che il Papa sta compiendo per parlare a gran voce dell’accoglienza. Dell’amore verso il prossimo. Dell’ascoltare i più bisognosi senza guardare per prima cosa il colore della loro pelle o la loro provenienza.

Sono stati in molti quelli che hanno accolto il Santo Padre, tra di loro anche i migranti dell’Associazione Don Bosco 2000. Ma guardando ancora più nello specifico, tra questi viaggiatori della speranza, troviamo Salife. Un gambiano di 21 anni che purtroppo non ricorderà quel giorno solo per la visita di Papa Francesco.

Salife, anche se musulmano, prova una grande stima per il Santo Padre, ed ecco che cosa lo ha spinto ad accoglierlo quella mattina. Ha voluto che il Papa si sentisse abbracciato da tutti nella stessa città che ha abbracciato e accolto anche lui. Quella sera però, la stessa città ha voluto mostrargli anche il lato più violento e meno accogliente. Lo stesso lato condannato dal Papa e da tutte quelle persone e associazioni che si occupano di accoglienza.

 

L’aggressione

Erano da poco le 21:30 quando Salife è uscito in compagnia di un amico per fare una passeggiata a Piazza Armerina. Doveva essere una serata passata in compagnia, ma per rispondere al telefono, Salife si è allontanato dall’amico e si sono così persi di vista. Un ragazzo si è avvicinato al 21enne, lo ha preso per il collo e gettato a terra. Subito dopo si sono aggiunti altri due aggressori, di un’età compresa tra i 25 e 27 anni. Hanno preso Salife a pugni e calci, gli hanno tumefatto il viso e rotto alcuni denti. Il 21enne era messo tanto male da non riuscire quasi a parlare alla Polizia qualche attimo dopo.

Sì, perché gli aggressori lo hanno lasciato così, sanguinante e a terra, da solo. Salife si è dovuto alzare con le sue sole forze, ha dovuto trovare il coraggio dimostrato fin troppo spesso in questa sua ancora giovane vita. Ha raggiunto da solo il commissariato di Polizia, fortunatamente non troppo distante dal punto dell’aggressione.

La Polizia ha così portato il ragazzo in Pronto Soccorso, dov’è stato medicato. Ma l’Associazione Don Bosco 2000 che si occupa di Salife e di molti altri migranti venuti in Italia, non ci sta e denuncia il fatto. L’associazione ha voluto farlo pubblicamente sul suo profilo Facebook.

Pubblicamente come avvengo queste aggressione fin troppo spesso taciute.

Pubblicamente così come le persone si voltano dall’altra parte quando vedono un ragazzo sanguinante a terra.

Pubblicamente come alcune persone annunciano di essere contro i migranti, per poi silenziosamente sussurrare di essere al fianco di queste associazioni, perché fa paura andare contro corrente.

Il post su Facebook

Ciò che l’associazione ha voluto dire, è che può far paura andare contro corrente e parlare di argomenti spinosi che hanno pochi sostenitori.
Ma fa ancora più paura il pensiero di vivere in un mondo che si gira dalla parte opposta dei diritti umani.
Fa ancora più paura il pensiero che si trovi giusto picchiare una persona e abbandonarla solo perché proveniente da un posto che non consideri casa.
Fa ancora più paura constatare che si consideri la nostra vita più importante di quella di chiunque altro.

Non si parla di politica, di geografia, di religione o economia. Si parla di persone, di umanità, di sofferenze e di casa.

 

Storie di migranti

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