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La sindrome degli hikikomori: una piaga diffusa tra i giovanissimi

Gli hikikomori comunicano con il mondo esterno esclusivamente tramite internet.

La sindrome degli hikikomori è stata identificata dallo psichiatra giapponese Saito nel 1998. La caratterizza un isolamento patologico, che spinge a una autoreclusione in casa e, a volte, in camera.  Non a caso l’espressione “hikikomori” significa “mi ritiro”.

Sintomatologia della sindrome degli hikikomori

I sintomi più importanti di questa sindrome sono due. Il primo è il totale allontanamento dalla vita sociale per un periodo superiore a sei mesi; il secondo l’abbandono della scuola o dell’attività lavorativa.

Gli hikikomori mantengono i contatti esclusivamente con i familiari più stretti e speso presentano “una grave alterazione del ritmo sonno-veglia”. A volte, nei casi più preoccupanti, si rifiutano di lavarsi e di mangiare, se ciò implica l’allontanamento dalla propria camera.

Cosa è la sindrome

Questa sindrome, diagnosticata per la prima volta in Giappone, è un “fenomeno psico-sociologico“. Ancora non ha ricevuto un chiaro inquadramento tra le patologie, ma per il momento è considerata affine alla schizofrenia.

Per diagnosticarla è molto importante effettuare la diagnosi differenziale, cioè l’esclusione di patologie caratterizzate da sintomi  simili (disturbi dell’ansia e dell’umore, psicosi, disturbi della personalità).

Chi colpisce

La sindrome degli hikikomori colpisce giovani e giovanissimi prima dei trent’anni, “tra la tarda adolescenza e l’inizio dell’età adulta”. Coloro che ne sono colpiti comunicano con l’esterno solo attraverso internet.

Ritratto di un hikikomori

L’hikikomori  si presenta nella maggior parte dei casi come un ragazzo tra i 14 e i 30 anni, di famiglia agiata, figlio unico.

Il padre e la madre sono in genere laureati e il padre manca spesso di casa per lavoro. Ha un rapporto morboso con la madre e manifesta la necessità di averla sempre vicina.

Diffusione della sindrome

La sindrome degli hikikomori è documentata in Giappone a partire dagli anni Ottanta, con un netto incremento dagli anni Novanta in poi.

In Italia se ne contano all’incirca 100.000 ed esistono un’associazione e un blog dedicati a questa tematica , che coinvolge, purtroppo, un numero sempre più alto di famiglie.

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